Il Palio di Asti è tante cose, ma soprattutto è suoni, suoni che echeggiano nella città per 12 mesi, suoni che sono il ritmo di una comunità. E’ vero, il grande giorno è pur sempre il giorno della corsa e dell’affascinante corteo storico, ma nei mesi che lo precedono, se ci fai attenzione, la città risuona di Palio e anche nelle serate più fredde e nebbiose arrivano ovattate le note delle chiarine, il rullo dei tamburi, il fruscio di bandiere che fendono l’aria: sono i giovani dei rioni, musici e sbandieratori, che nelle piazze si allenano e si preparano per il grande giorno, l’evento più atteso dell’anno. Gli astigiani sono riservati e non fanno gazzarra, si rispettano e quindi non si respira quel clima di tensione che precede le grandi sfide. Ci si prepara e basta, con serietà e spirito di squadra. Nei comitati all’indomani dell’evento, chi ha vinto si concede qualche giorno di baldoria. Chi ha perso, invece, ricomincia subito: si serrano le fila, c’è da scegliere il tema del corteo per il prossimo anno, schierare le sarte per sistemare i costumi, c’è da corteggiare i migliori cavalli e i più promettenti fantini.